Appartenente a una nobile famiglia veneziana, fin dalla gioventù Pietro Bembo ebbe modo di costruirsi una solida formazione e reputazione letteraria grazie ai contatti con l'ambiente paterno e, in seguito, all'amicizia con Ludovico Ariosto, con Baldassarre Castiglione e alla consulenza per Aldo Manuzio. Il suo merito principale fu quello di contribuire in maniera significativa alla «codificazione dell'italiano scritto», uniformato al modello boccacciano, nell'opera che più di tutte lo ha reso famoso, «la grammatica più importante dell'intera storia dell'italiano», ossia le Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua (1525). Parimenti decisivo fu il suo ruolo nella diffusione in tutta Europa del modello poetico petrarchista, legato a rime amorose dal sapore platonicheggiante a Maria Savorgnan e a Lucrezia Borgia. Stimato scrittore e poeta anche in lingua latina, dopo una vita avventurosa tra le varie corti italiane fu alla fine nominato cardinale nel 1539 da papa Paolo III, morendo a Roma nel 1547.
Giovane prodigio del tennis, si imbarcò col padre Duane sul RMS Titanic per rientrare negli Stati Uniti d'America. Durante il naufragio del transatlantico, Williams salvò un altro passeggero rimasto intrappolato abbattendo una porta (fatto che poi ispirò una scena del film Titanic di James Cameron). In seguito si gettò in acqua e venne salvato dopo molte ore dalla nave di soccorso RMS Carpathia. Il medico di bordo del Carpathia gli consigliò di amputare le gambe, parzialmente congelate dalle acque oceaniche, ma Williams si rifiutò perché desideroso di proseguire la sua carriera di tennista.