Sekula Drljević

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Sekula Drljević

Sekula Drljević (Ravni, 7 settembre 1884Judenburg, 10 novembre 1945) è stato un politico fascista montenegrino ed il più noto dei simpatizzanti nazisti in Montenegro.

Inizialmente schierato su posizioni filo-serbe, sostenne l'ingresso in guerra del Montenegro in alleanza con la Serbia durante la prima guerra mondiale. Dopo l'unificazione con la Serbia nel 1918, Drljević per lavoro si trasferì in Croazia, dove collaborò coi gruppi fascisti di Ante Pavelić con cui era entrato in contatto.[1][2] Drljević sviluppò sotto l'influenza croata l'idea di realizzare una nazione montenegrina indipendente, federata con la Croazia e l'Albania (quest'ultima inclusa perché, secondo la tesi del nazionalismo croato, gli albanesi derivano da un'antica stirpe d'origine croata).[3]

Dopo lo smantellamento della Jugoslavia da parte delle potenze dell'Asse 1941, l'azione politica di Mussolini portò alla nascita, il 13 luglio dello stesso anno, del Regno indipendente di Montenegro;[4] i partigiani (in parte comunista, alcuni pro-serbi monarchici) si ribellarono ma la loro azione non ebbe esiti.[5] Drljević già il giorno seguente lasciò il Montenegro per tornare in Croazia,[6] dove lavorò come propagandista al servizio di Pavelić. Egli divenne editore del giornale Graničar fascista (le guardie di frontiera), in cui veniva lodata la politica di Adolf Hitler, e fondò nel 1944 con sette uomini l'assemblea popolare, una sorta di governo fascista in esilio.[1][6]

Nel 1944 uscì anche il suo libro Chi sono i serbi?, in cui cercava di dimostrare come i serbi per lunghi secoli avessero destabilizzato i Balcani.[7] Sekula Drljević venne ucciso nell'autunno del 1945 a Judenburg, in Austria, da un partigiano insieme con la moglie.[8]

I sostenitori dell'indipendenza del Montenegro hanno riabilitato Sekula Drljevićs; l'attuale inno nazionale del Montenegro è derivato da una vecchia versione di una canzone folk di Drljević.[9]

  1. ^ a b Rupić, p. 100
  2. ^ Vukcevich, p. 239
  3. ^ Tomasevich, p. 272.
  4. ^ Pavlović, p. 74
  5. ^ Tomasevich, p. 209
  6. ^ a b (HR) Radoje Pajović, The Political Action of Sekula Drljević and his Collaboration with the Ustaši Leadeship and the German Embassy in Zagreb (1943-1945), in Časopis za suvremenu povijest, vol. 3, n. 1, 10 settembre 1971, pp. 75–88. URL consultato il 6 giugno 2024.
  7. ^ Frank, p. 84
  8. ^ Tomasevich, pp. 447-448
  9. ^ Morrison, p. 193
  • Mato Rupić, Drljević, Sekula, in Zdravko Dizdar, Marko Grčić, Slaven Ravlić, Darko Stuparić (a cura di), Tko je tko u NDH: Hrvatska 1941.-1945, collana Biblioteka Leksikoni, Zagabria, Minerva, 1997, ISBN 978-953-6377-03-9.
  • Bosko S. Vukcevich, Tito: architect of Yugoslav disintegration, 1. ed, Rivercross Publ, 1994, ISBN 978-0-944957-46-2.
  • Stevan Kosta Pavlović, Hitler's new disorder: the Second World War in Yugoslavia, Hurst, 2008, ISBN 978-1-85065-895-5.
  • Chaim Frank, Anti-Semitism in Yugoslavia, in Hans-Christian Petersen e Samuel Salzborn, Antisemitism in Eastern Europe: history and present in comparison, collana Politische Kulturforschung, Peter Lang, 2010, ISBN 978-3-631-59828-3.
  • Jozo Tomasevich, The Chetniks, collana His War and revolution in Yugoslavia, 1941-1945, Stanford University Press, 1975, ISBN 978-0-8047-0857-9.
  • Kenneth Morrison, Montenegro: a modern history, I.B. Tauris ; Distributed in the United States and Canada exclusively by Palgrave Macmillan, 2009, ISBN 978-1-84511-710-8, OCLC 221168116. URL consultato il 6 giugno 2024.
  • Jozo Tomasevich, War and revolution in Yugoslavia. 2: Occupation and collaboration, Stanford Univ. Pr, 2001, ISBN 978-0-8047-3615-2.

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