Metropolia di Derco

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Disambiguazione – Se stai cercando la sede titolare cattolica latina, vedi Sede titolare di Derco.

La metropolia di Derco è una sede del patriarcato di Costantinopoli (in greco: Μητρόπολης Δέρκων; Mitrópolis Dérkōn).

Costituisce una delle circoscrizioni ecclesiastiche attive del patriarcato in territorio turco, benché quasi spopolate.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'abitato di Derco, identificabile con Durusu (Terkos) nel distretto di Çatalca dell'odierna Turchia, è attestato fin dall'antichità classica, ma fu solo all'epoca dell'imperatore Anastasio I (491-518) che venne elevato al rango di città e ricostruito come una roccaforte per la difesa della regione settentrionale di Costantinopoli. Risale probabilmente a quest'epoca la fondazione della diocesi, attestata con il nome di "diocesi di Derkos e Chele" (Επισκοπή Δέρκων και Χήλης)[2] e nota come centro monofisita nella prima metà del VI secolo.[3]

Inizialmente suffraganea dell'arcidiocesi di Eraclea nella provincia romana di Europa e nella diocesi civile di Tracia, verso l'VIII/IX secolo fu elevata al rango di arcidiocesi autocefala, immediatamente soggetta al patriarca di Costantinopoli. In questo stesso periodo è attestata per la prima volta in alcune Notitiae Episcopatuum al 36º e al 42º posto tra le arcidiocesi autocefale del patriarcato costantinopolitano.[4]

La prima attestazione di un prelato di Derco risale al concilio di Nicea del 787, al quale prese parte Gregorio, che sottoscrisse gli atti assieme agli altri arcivescovi presenti.[5] Al concilio di Costantinopoli dell'879-880 che riabilitò il patriarca Fozio, presero parte due arcivescovi, Macario e Neofito, consacrati dai due patriarchi in competizione fra loro, Fozio e Ignazio.[6] Nella Notitia Episcopatuum attribuita all'imperatore Leone VI e datata all'inizio X secolo, Derco è menzionata al 25º posto tra le arcidiocesi autocefale del patriarcato.[7]

Gli atti dei sinodi patriarcali attestano la presenza ininterrotta degli arcivescovi di Derco dal 997 al 1197.[8] Nel 1157 l'arcivescovo Giovanni III fece richiesta di trasferire la propria sede da Derco, ormai ridotta ad un semplice villaggio, nella più popolosa e centrale Filea; tuttavia il sinodo non acconsentì alla sua richiesta.[9]

Nella prima metà del XIII secolo, la sede, come tutto l'impero bizantino, fu occupato dagli eserciti crociati, che interruppero la serie episcopale dei prelati ortodossi per instaurare vescovi e arcivescovi di rito latino, sottomessi al patriarcato latino di Costantinopoli. Non si conoscono più arcivescovi ortodossi di Derco fino alla seconda metà del XIII secolo, con un anonimo arcivescovo che sottoscrisse l'atto di unione con la Chiesa cattolica nel luglio 1274. Nella seconda metà del XIV secolo, attorno al 1380[10], l'arcidiocesi fu elevata al rango di sede metropolitana senza suffraganee.[11]

L'occupazione ottomana nel 1453 portò alla soppressione della metropolia, che fu restaurata nel XVII secolo. Il sinodo patriarcale del giugno 1655 concesse ai metropoliti di Derco di trasferire la loro sede a Therapia, oggi quartiere di Istanbul con il nome di Tarabya nel distretto di Sarıyer. In questo stesso sinodo la sede è conosciuta con il doppio nome di "Derco e Néochorio", titolo ancora attestato nel 1855.[12]

Nel 1746 il patriarca Paisio II elevò la metropolia di Derco all'ottavo posto tra le sedi metropolitane del patriarcato, dopo Calcedonia e prima di Salonicco.[13]

Il 4 giugno 1821 il metropolita Gregorio III fu impiccato dagli ottomani come rappresaglia per la guerra d'indipendenza greca.

Nel 1908 la metropolia comprendeva 41 villaggi nelle vicinanze di Costantinopoli e lungo le coste del mar Nero e del mar di Marmara, con le parrocchie cattoliche dei cappuccini, dei domenicani e dei conventuali.[14]

A seguito del trattato di Losanna, per porre fine alla guerra greco-turca, nel 1923 fu attuato uno scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia che portò ad una drastica riduzione della presenza cristiana nella regione di Costantinopoli e nella Turchia europea. La sede di Derco perse la maggior parte dei suoi fedeli, che si accentuò ulteriormente con il pogrom d'Istanbul del 1955, durante il quale furono date alle fiamme sei chiese e il palazzo episcopale.

Situazione attuale[modifica | modifica wikitesto]

La sede dei metropoliti di Derco si trova nel quartiere Tarabya di Istanbul, dove sorge la cattedrale di Aghia Paraskevi. L'attuale metropolita è Apostolos Danielidis, eletto il 29 agosto 2011; è membro di diritto del sinodo patriarcale.

Il titolo ufficiale dei metropoliti è quello di "Metropoliti di Derco, esarchi del Bosforo, della Tracia e delle isole Cianee".

L'arcidiocesi comprende le località di Jeniköy, Tarabya, Büyükdere, Ienimahale, Bakırköy e Yeşilköy. Nel 1956 contava circa 4.200 fedeli.[2]

Cronotassi dei vescovi, arcivescovi e metropoliti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EL) Ιερές Μητροπόλεις στην Τουρκία, ec-patr.org
  2. ^ a b Janin, DHGE, XIV, col. 315.
  3. ^ Andreas Külzer, Tabula Imperii Byzantini: Band 12, Ostthrakien (Eurōpē), Vienna: Österreichische Akademie der Wissenschaften, 2008, pp. 330-332.
  4. ^ Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, Notitia 2, p. 218, nº 83; Notitia 3, p. 233, nº 90.
  5. ^ Jean Darrouzès, Listes épiscopales du concile de Nicée (787), in Revue des études byzantines, 33 (1975), p. 20.
  6. ^ Le Quien, Oriens christianus, I, coll. 1163.
  7. ^ Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, Notitia 7, p. 273, nº 76.
  8. ^ Asdracha, La thrace orientale et la mer Noire, nº 70 (questa numerazione fa riferimento alla suddivisione dei paragrafi nell'edizione online).
  9. ^ Asdracha, La thrace orientale et la mer Noire, nº 304 (edizione online).
  10. ^ Kiminas, The ecumenical patriarchate, p. 55.
  11. ^ Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, Notitia 18, p. 410, nº 155.
  12. ^ Janin, La hiérarchie ecclésiastique dans le diocèse de Thrace, p. 149.
  13. ^ Dal sito web dell'arcidiocesi.
  14. ^ Petit, v. Delcus, Catholic Encyclopedia.
  15. ^ a b c d e f g h Asdracha, La thrace orientale et la mer Noire, nnº 70 e 300-307 (questa numerazione fa riferimento alla suddivisione dei paragrafi nell'edizione online).
  16. ^ (FR) Albert Failler, Un acte inédit du patriarche de Constantinople Jean XII (2 juin 1294), Revue des études byzantines, Année 1993, nº 51, pp. 78 e 81.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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