Guru Nanak Dev

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Nanak

Nanak (Rai Bhoe ki Talwandi, 15 aprile 1469Kartarpur, 22 settembre 1539) è stato un mistico indiano, fondatore del sikhismo e primo dei Guru sikh.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sri Guru Nanak Dev nacque a Rai Bhoe ki Talwandi nel mese di baisakhi (aprile-maggio) del 1469 e diventò il primo guru sikh nel mese di kartik (ottobre-novembre) del 1496: per questo motivo il suo compleanno viene festeggiato dai sikh il 19 novembre. In seguito la città natale di Nanak fu rinominata in Nankana Sahib (territorio del Pakistan dal 1947).[1]

Morì nel settembre 1539 a Kartarpur (Punjab, Impero Moghul). Egli viaggiò, specialmente nei luoghi di pellegrinaggio, dove insegnava, cantava inni e stabiliva dei centri di culto chiamati dharamsalas. Si stabilì alla fine a Kartarpur con i suoi discepoli. Aveva designato uno dei suoi discepoli, Lahina, come suo successore, così che il movimento dei Sikh proseguì dopo la sua morte con la successione dei Guru.[2]

Gli insegnamenti di Guru Nanak Dev si basano su tre principi derivati da una frase attribuita a lui, la quale afferma:

"Meditate costantemente sul Nome, lavorate con impegno, dividete con gli altri ciò che guadagnate." egli anche affermò: "Non ci sono indù, non ci sono musulmani".

Di conseguenza i tre principi derivati dai suoi insegnamenti:

  1. ricordare Dio in ogni momento;
  2. guadagnare lavorando onestamente;
  3. condividere il guadagno.

Il pensiero di Guru Nanak Devi ji[modifica | modifica wikitesto]

Guru Nanak Dev ji affermò che "Dio è uno, il suo nome è verità, creatore immanente, senza timori, senza ostilità, di forma immortale, ingenerato, autosussistente, conosciuto dalla grazia del Guru". Gli esseri umani sono legati al karma, la legge morale delle cause e degli effetti. Dio concede loro l'aiuto, (la grazia, prasad) per innalzarsi attraverso cinque stadi, dall'essere un malvagio o manmukh fino a diventare devoti del Guru e assorbiti in Lui (gurmukh). Il manmukh vive nei cinque mali morali che sono simili ai peccati mortali dei cristiani, e si perde nel maya, che per i Sikh è l'errore che porta a dare più valore alle cose materiali che alle spirituali. Lo stadio finale è la totale beatitudine, o sachkand, aldilà delle parole e del ciclo delle rinascite (reincarnazione).[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Max Arthur MacAuliffe, Life of Guru Nanak, chapter 1, Oxford University Press, 1909.
  2. ^ "Sikhismo", Il Corriere della sera, John Bowker, I percorsi della storia, Religioni del mondo, pag. 78. Nuovo Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, 1997.
  3. ^ "Sikhismo", Il Corriere della sera, John Bowker, I percorsi della storia, Religioni del mondo, pag. 76-77. Nuovo Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, 1997.

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